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Il modello unFIX: come può aiutare la tua Organizzazione? Perché sceglierlo?

Se ti dicessi la parola “dieta”, a cosa penseresti? Ne esistono molti tipi: ognuna ti dice esattamente cosa fare per sentirti meglio o perdere peso.

Ma, in questo scenario variegato, qual è quella che funziona di più per te?

Per rispondere a questa domanda è necessario conoscere il proprio corpo (attraverso analisi e controlli, ad esempio) e ascoltare cosa ci rimanda (stanchezza, sazietà, ecc..) quando mettiamo in atto comportamenti diversi.

E infine, quando la pratica di seguire una dieta entra in crisi?

A volte si intraprende con curiosità, convinti dalle parole di chi l’ha provata ed ha trovato benefici, ma quando arrivano le prime personali esperienze negative (“Ho sempre fame! Non perdo peso!”) si è spesso tentati di abbandonarla, perché “ce l’ho messa tutta ma non fa per me”. Molto probabilmente un percorso alimentare personalizzato avrebbe ampiamente ridotto la portata delle esperienze negative, fornendo indicazioni calate sulla situazione – fisica ed emotiva – della persona.

Arrivo al punto: le diete stanno ad un percorso alimentare personalizzato come i framework prescrittivi stanno ad unFIX.

Questa metafora viene dall’idea che mi sono fatta di questo approccio, dopo aver partecipato al workshop tenuto da Jurgen Appelo – founder di unFIX company – ed averlo visto utilizzare da clienti: unFIX aiuta ad osservare ed ascoltare i segnali dell’organizzazione per mettere in campo soluzioni personalizzate.

Ad un approccio più prescrittivo e dettagliato – che illustra cosa fare su piccola, media e grande scala e ti dà un piano di cosa fare – unFIX propone una serie di librerie – di modelli da cui attingere – per scegliere solo ciò che si decide e ha senso implementare, nell’ottica di rendere un’organizzazione flessibile e versatile.

Nell’esempio dell’ascolto del nostro corpo per stare bene, osserviamo una serie di nostre variabili (condizioni intrinseche). Ma altrettanto importante è adattare lo stile alimentare in modo agevole in base alla nostra routine e agli “inviti a cena fuori” (condizioni estrinseche): riportando questa metafora sulle organizzazioni, i continui cambiamenti di mercato richiedono di essere costantemente in contatto e proattivi rispetto ad essi, per farlo occorre operare in modo snello, leggero e molto flessibile.

Ecco perché unFIX non offre approcci rigidi, ma offre un kit con il quale ogni organizzazione può sviluppare la propria modalità per l’innovazione continua, adatta a sé e allo scenario in cui opera. È come con i mattoncini Lego: ciò che costruisci con loro è aperto e incredibilmente versatile. Molta varietà di colori e dimensioni, pezzi mediamente piccoli: con questo assetto puoi costruire qualsiasi forma senza troppi ostacoli. Allo stesso modo, unFIX ci invita a prendere dalla libreria non un intero modello ma tanti singoli pattern per realizzare esattamente ciò che si adatta al contesto dell’organizzazione.

Nota bene: unFIX non sostituisce o getta via quanto proposto dai framework, ricorrendo ai pattern vuole risolverne le parti meno promettenti e mantenere tutte quelle positive. Framework prescrittivi e unFIX non sono da intendersi come poli opposti riguardo ai contenuti proposti, è diverso il modo con cui si riflette, decide e opera su quei contenuti. Vale ancora il parallelo tra unFIX e percorso alimentare personalizzato: unFIX prende dei mattoncini dai vari stili di dieta, delle buone pratiche, solo e unicamente quelle utili a quell’individuo/organizzazione.

Questa maggiore flessibilità e versatilità permette – ad esempio – di non ostinarsi a fare scelte che alcuni contesti non permettono (ad esempio lavorare in team cross-funzionali , costantemente dedicati ad un progetto a volte non è fattibile), allora può aver senso agire in modo diverso. Cosa suggerisce unFIX ? Prendere in considerazione una serie di dimensioni (azienda, team, prodotto, progetto, …) e metterle sul tavolo per decidere in base alle proprie esigenze, senza contrastare troppo i vincoli del contesto, ma accogliendoli e lavorando a partire da questo, in ottica di evolutionary change, così da catturare la complessità che ritrovo nella realtà per poi decidere come trattarla.

Lato coaching e percorso di evoluzione, servono momenti di cocreazione per disegnare il nuovo assetto oltre che accompagnare l’organizzazione nella sua adozione. Se un framework solleva – almeno in parte – dalla fatica di dover scegliere di quali dimensioni tenere conto, il focus del supporto sarà sull’aiutare il team ad applicarlo al meglio. unFIX  offre invece la libertà di utilizzare solo alcune librerie combinandole tra loro, individuandole in base al perimetro e portata dell’intervento: in questo caso l’organizzazione si pone come garante del risultato, rendendosi proprietaria di oneri e onori del percorso, al timone insieme ai coach che la accompagneranno.

Partendo dalla consapevolezza – che sia a livello dell’intera organizzazione o di singoli team – unFIX permette di abilitare quelle evoluzioni di cui si sente la necessità, fornendo un supporto per riflettere ed agire in base al contesto.

A livello più alto, la vision è una delle variabili, delle condizioni da tenere in considerazione; altre possono essere il modello di business, il mercato in cui si opera, e così via: comprendere queste variabili offre all’organizzazione l’opportunità di capire come strutturare i team per fornire al meglio il valore promesso ai clienti.

Autore: Silvia Morresi – Agile and Product Consultant

Pubblicato su 30/01/2024